Come tutti sapranno, al termine della appena iniziata stagione 2015/16, il Boleyn Ground (conosciuto anche come Upton Park, dalla fermata della District Line) verrà demolito.
Le partite casalinghe degli Hammers inizieranno ad essere disputate all’Olympic Stadium, che a dir la verità non è situato poi così tanto lontano da Green Street; tuttavia la locazione vera e propria lo avvicinerebbe più al Leyton Orient che non al West Ham.
Il modernissimo e tecnologico impianto è stato inaugurato per le Olimpiadi del 2012, ed è attualmente in ristrutturazione interna al fine di poterlo trasformare definitivamente da impianto di atletica/cricket a stadio di football. Ed in tutto questo non mancano le polemiche sollevate da diverse associazioni londinesi, denuncianti presunte agevolazioni fiscali a carico di terzi. Ma questa è un’altra storia.
La cosa che più colpisce consiste nel fatto che il West Ham United, uno degli ultimi club-baluardo della working class, si è dovuto arrendere (per volontà dei proprietari) alla logica del capitalismo sportivo sfrenato. In pratica si andrà ad entrare in una dimensione onirica che rappresenterà tutto l’esatto contrario di ciò che è il West Ham United. E questo non è il frutto di una riflessione personale o di un sentimento soggettivo, ma è un dato di fatto suffragato.
Nella periferia di Plaistow, nel cuore dell’East End, sorse nel lontano 1904 un impianto destinato a riqualificare il quartiere e ad offrire una simbiosi di rappresentanza tra gli abitanti e la loro squadra di football. Al fianco del cantiere in cui erano da poco iniziati i lavori sorgeva il Castello della famiglia Bolena, costruito nella metà del 1500 e che aveva la particolarità strutturale delle due torri a margine del muro di cinta.
Le due torri che sono state poi riprese sia nella infrastruttura perimetrale dello stadio, sia nel simbolo storico del club; una favola straordinaria, una storia in cui tutto un popolo è un’anima sola con la squadra. O meglio: squadra, quartiere, stadio, tifosi e taverne circostanti è come se fossero un’entità unica.
Magari le parole sono troppo povere per esprimere un concetto di comunione così profondo, ma dovrebbe rubare l’occhio il fatto che tutto questo è destinato, se non a sparire, quantomeno a cambiare per sempre.
Certo, è vero che con il nuovo impianto aumenterà il fatturato con tutti i miglioramenti del caso per la squadra, ma obiettivamente chi (soprattutto da straniero) si è innamorato del West Ham troverà molto meno romantico il rapporto che si è creato in passato.
Dopo Maine Road ed Highbury, crolla quindi un altro sacrario del footy vero ad autentico, quello fatto solo da solo sentimento, passione ed autenticità. Ma i tifosi del West Ham non mollano, e siamo sicuri che sapranno mantenere viva la fiamma degli antichi valori.
Per la cronaca, nell’area dell’odierno Boleyn Ground dovrebbe sorgere un centro residenziale composto da poco meno di un migliaio di appartamenti, proprio sulla falsariga di Highbury. Ma ci sono anche alcune voci che parlano della costruzione di un posto di Polizia Metropolitana.
Ma senza il Boleyn Ground, cosa ne sarà di Green Street e Barking Road? Cosa sarà la fermata di Upton Park il sabato senza il Queens e la Boleyn Tavern strapieni? Si fermerà il flusso di persone che transitano nella zona anche nei giorni in cui non sono previsti eventi, unicamente per visitare il Boleyn, comprare qualcosa nello store e cercare di immaginare, anche solo minimamente, cosa significa il West Ham per la gente che lì vive.
La statua degli eroi sarà spostata nell’ingresso del nuovo stadio, ma è nell’incrocio tra Green Street e Barking Road che trova il suo pieno significato: dal popolo e per il popolo. Perchè anche la gente comune può diventare Campione del Mondo.
Gabriele Fumi, farewell Boleyn
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