FOCUS- El Niño Torres, l’ultimo Torero

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Fuenlabrada, comunità autonoma di Madrid, metà anni ’80

Senza scomodare concetti filosofici come l’esistenza di un destino già scritto ed immutabile o la fenomenologia della pressante omologazione che la società ha sul singolo individuo, è sinceramente innegabile sostenere che un qualunque essere umano nato in una ridente cittadina del sobborgo sud-occidentale di Madrid nel 1984 non diventi un “Merengues” (meringa, dal colore bianco candido della maglia), un figlio, l’ennesimo, del glorioso Real Madrid. E non a torto;  sono gli anni della “Quinta del Buitre”, la coorte dell’Avvoltoio. Tutti insieme sotto la guida dell’eterna “Saeta Rubia” Don Alfredo Di Stéfano sfilano ed incantano Manolo Sanchis, Rafael Martin Vazquez, Michel, Miguel Pardeza ed il più forte e carismatico di tutti, appunto il Buitre, “El Caballero Blanco” Emilio Butragueño. Vincono in pochi anni 2 Coppa Uefa, 1 Coppa del Re, 3 Supercoppa Spagnola e 5 Liga consecutive e c’è la netta sensazione che avrebbero potuto fare di più.

Ma lui no, quel bambino nato a Fuenlabrada il 20 Marzo 1984 non rimase affascinato dai luccichii del Santiago Bernabeu ma complici papà Josè, il fratello maggiore Israel e l’avvento della serie “Holly e Benji”, la passione per il calcio e per il Club Atlético de Madrid, i “Colchoneros”(materassai, dai colori della divisa simile alla copertura dei materassi dell’epoca) cresceva esponenzialmente.Diventerà forte, fortissimo, sarà simbolo e capitano della sua squadra del cuore, vincerà tutto con i club e la nazionale, eserciterà un umanissimo diritto al declino non confermandosi sempre ai suoi massimi livelli e riuscirà in un’impresa mai ottenuta prima: trasformerà la Spion Kop, la storica curva del suo Liverpool, in una corrida proprio come Plaza de Toros de Las Ventas a Madrid, la “Mecca” della tauromachia, l’arena più esigente del mondo, e pochi riescono ad ottenere il trionfo assoluto: l’uscita dalla Porta Grande Madrid.Basti pensare che dalla sua inaugurazione del 1931, solo meno di cento toreri hanno avuto questo onore.

Quella sera lo stadio “Anfield Road” divenne una splendida corrida senza tori e senza sangue ma conservò l’amore degli appassionati spagnoli per il suo personalissimo eroe: Fernando Torres, l’ultimo torero. Ultimo non nel significato strettamente temporale ma ultimo perché nei suoi brevi anni migliori, quelli più sfavillanti e straripanti di forza ,tecnica ed eleganza era l’estratto quasi perfetto di tutti i più grandi toreri della storia spagnola, incarnando forse solo insieme a Shevchenko, il prototipo dell’attaccante, del centravanti moderno.

Simile a Josè Gomez Ortega, detto Joselito; entrambi bambini prodigi per eccellenza, Fernando il più giovane capitano della storia dell’ Atletico Madrid a 19 anni, Josè il più giovane di sempre ad ottenere il titolo di Matador de Toros a 17 anni.

Affine a Juan Belmonte Garcia, “El Pasmo de Triana”, la meraviglia di Triana(quartiere di Siviglia), è considerato il fonadtore del “toreo” moderno, qualcosa di innovativo mai visto prima proprio come El niño Torres quando fu una schizzo di novità e stupore sia per l’Atletico che per il Liverpool ed oggettivamente entrambe le tifoserie avevano visto poche volte giocate come quelle di Fernando.

Somigliante a Manolete, il più forte della sua epoca. Qui la vicinanza è quasi fisica; entrambi alti, sottili e soprattutto con quell’espressione spesso coperta da un velo di tristezza, con quello sguardo confuso fra mistero e dolore. Tutti e due tanto umili in “campo” quanto fuori con i colleghi.

Analogo a Francisco Rivera Paquirri. La sua tauromachia è stata un compendio del Torero totale, coraggioso, potente e dominatore in tutti i segmenti. Lo si criticava per la mancanza d’arte ma Paquirri era un torero che rendeva facile il difficile, proprio come Torres nella sera del suo gol più bello, l’ 8/4/2008 in un Liverpool-Arsenal di Champions League quando il suo pubblico e il suo stadio gli concessero l’onorificenza più grande di tutte, più della coda del toro: lo accolsero definitivamente nella loro storia e nella leggenda dei Reds.