Benritrovati amici tifosi dell’Everton e amici di Passionepremier.com!
Ci ritroviamo, una settimana dopo l’incoraggiante vittoria a Birmingham contro l’Aston Villa, a leccarci per l’ennesima volta in questa stagione le ferite, dovute ad un’amarissima sconfitta casalinga contro il pur forte West Ham, cercando di far cicatrizzare quanto prima l’ennesimo capitombolo casalingo, ma questa volta è ancor più amaro.
Succede che scendiamo in campo, per la prima volta da un sacco di tempo, con Mirallas largo a destra. Kevin quest’anno sta avendo problemi con il mister, che non ne apprezza appieno le qualità, relegandolo sempre a ruoli marginali. Quando però viene chiamato in causa, Kevin si comporta come un bambino capriccioso, preferendo danneggiare sé stesso e la squadra intera piuttosto che aiutarla. Dopo l’assurda espulsione rimediata contro lo Swansea, cinque minuti dopo essere entrato in campo, il numero 11 ci ricasca. La partita inizia con Romelu Lukaku che continua imperterrito la sua rincorsa al titolo di capocannoniere, infilando la 18esima palla in porta in questo campionato con l’Everton dopo soli tredici minuti. Al 34esimo però Mirallas, per una simulazione (che per me non dovrebbe profilarsi come fallo di gioco bensì come reato di tentata truffa) viene sbattuto fuori dall’arbitro Taylor che, con ogni probabilità avrebbe potuto essere indulgente sul primo cartellino rimediato dal belga ma non è questo il punto.
Dopo mezz’ora siamo in vantaggio di un gol ma sotto di un uomo, e a questo punto bisogna davvero capire cos’ha in testa Kevin, qual è il suo rapporto con Martinez e se siamo arrivati davvero al punto che “o uno o l’altro”. In tal caso sarà obbligatorio prendere provvedimenti in estate, nonostante l’ex giocatore di Lille e Olympiakos abbia rinnovato proprio la scorsa estate il suo contratto con il club di Liverpool.
Subiamo il contraccolpo in misura relativa, complice un West Ham che non ha ancora preso le misure all’avversario e, dopo, quindici minuti dall’inizio della ripresa, riusciamo addirittura a trovare il punto del 2-0, grazie a un Lennon che con la maglia dell’Everton pare esaltarsi. È in gran forma e si vede, potenzialmente è l’ala più pericolosa del campionato, per velocità e tecnica. Acquisito il vantaggio, con un uomo in meno e mezz’ora ancora da giocare, voi cos’avreste fatto? Vi sareste coperti? Martinez no.
Innanzitutto aspettiamo sempre l’ultimo quarto d’ora prima di effettuare delle sostituzioni, nel mentre succede ogni cosa. Come ad esempio succede che Lukaku tiri un rigore osceno. Per punizione proponiamo l’ascolto forzato dell’ultimo disco di Benji&Fede. Il West Ham tuttavia sembra non riuscire ad alzare la testa mentre progressivamente l’Everton perde energie, per il gran dispendio di forze sul campo. Al 79esimo il cambio che decide il match. La pressoché totalità dei tifosi desiderava l’inserimento di Barry o Besic, giocatori dall’impronta più difensiva che, giocando dietro la linea della palla, avrebbero garantito una copertura maggiore ai Toffees per i quindici minuti che ancora si dovevano giocare. Il genio di Martinez invece gli suggerisce una sostituzione che cambia sì lo spartito tecnico della gara ma in peggio. Viene buttato fuori Lennon, tra i migliori in campo, per spingere nella mischia Niasse, il neoacquisto di gennaio. Al di là del fatto che il ragazzo pare debba ancora ambientarsi, ci si chiede se sia necessario, in una situazione delicata come la nostra, togliere un’ala per inserire un centravanti di ruolo, giocando con un modulo che potremmo riassumere come 3-4-2, in vantaggio di due gol e sotto di un uomo.
La scelta si rivela immediatamente una cagata immane.
In quattro minuti gli avversari pervengono al pareggio, solo allora Martinez decide di chiudersi. Ma la squadra è ormai col morale a terra, dopo aver tenuto il pallino del gioco in mano per tutta la partita ed è un attimo che arriva il 90esimo e arriva puntuale il gol del vantaggio del West Ham, che ci fa perdere una partita che vincevamo con due gol di scarto fino al minuto 80.
A questo punto crollano tutti gli alibi, le scuse e il sostegno verso l’allenatore. Non riusciamo davvero a comprendere come sia possibile saper giocare a pallone, imbastire continuamente trame offensive ma non riuscire a gestire un risultato che sia uno, nemmeno un doppio vantaggio in casa. Chiunque avrebbe parcheggiato senza vergogna il bus davanti alla porta. Lo spagnolo col suo dannato gioco iperoffensivo invece ha inserito un altro attaccante, peraltro non ancora entrato appieno nella mentalità del calcio inglese. È vero che abbiamo il vicecapocannoniere del campionato, sintomo di una squadra che la porta bene o male la trova sempre, però è altrettanto vero che eccezion fatta per le vittorie con Stoke e Newcastle del mese scorso, l’Everton in questo campionato non è mai riuscito a vincere due partite di fila, distribuendo in maniera sconsiderata punti a qualsivoglia compagine. Abbiamo effettuato grandissime partite con grandi team, e certamente non sempre si può capitalizzare il risultato ma nemmeno si può perdere ogni maledetto sabato al 90esimo. Forse non vinceremo il campionato ma verremo ricordati come la più altruista formazione della Premier fin dalla sua fondazione.
Sabato saltiamo un’altra giornata di campionato per affrontare il Chelsea in FA Cup. L’avversario sembra essersi del tutto ripreso dal disastroso inizio di stagione: da quando è arrivato Hiddink i blu di Londra sono imbattuti. Noi ci arriviamo col morale sotto i tacchi. Sarà una sfida di nervi, tanto per cambiare ma questa volta non abbiamo neppure Naismith. COYB!
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