The Beatles Reds Corner – With A Little Help From My Friends – Song 18

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With a Little Help From My Friends 

Parlare delle sconfitte del Liverpool quest’anno è cosa rara, ultimamente però qualche risultato scomodo ha colpito la squadra di Klopp, nulla di preoccupante intendiamoci, gli obiettivi principali restano Premier League e Champions League. Mentre sulla Premier i giochi sembrano quasi conclusi, la Champions per il Liverpool riserva un ritorno degli ottavi di finale in salita. La partita di andata persa con l’Atletico Madrid impone ai Reds di vincere con almeno due gol di scarto. 

Bisogna riconoscere all’Atletico il merito di aver giocato una partita importante sotto tanti punti di vista, riducendo al minimo le opportunità di arrivare al tiro per i Reds, neutralizzando ogni spunto possibile per gli attaccanti. Lo chiamano il cholismo, ma questo termine non ha solo una collocazione tattica, chiunque abbia mai avuto la fortuna di assistere ad una partita dell’Atletico Madrid al Wanda Metropolitano sa bene cosa significhi cholismo a 360 gradi. Lo stadio, i tifosi, la squadra e l’allenatore si uniscono quasi a formare una gabbia dalla quale il nemico non può scappare. Durante il match le telecamere si soffermavano spesso sul Cholo Simeone, indiavolato, irrequieto, a saltellare in continuazione rivolto verso il suo pubblico, con le braccia in su ad incitare uno per uno tutti i tifosi. E lo stadio in quei momenti si accende, esplode, fa tremare le gambe agli avversari.  

Klopp dal canto suo ha provato a trascinare i propri ragazzi nel tentativo di scavalcare l’ostacolo emotivo di quei 90 minuti, ma invano. Divertenti, ma allo stesso tempo eloquenti, sono state le espressioni dell’allenatore tedesco quando si soffermava a guardare lo show che Diego Simeone metteva in scena per scaldare l’atmosfera. Gli si leggeva chiaramente in faccia “Salta pure, urla pure, ci vediamo al ritorno”. Le conferenze post partita, le parole dello stesso Klopp e di Henderson hanno confermato questa sensazione, cominciando a caricare da subito gli animi dei tifosi Reds. Il Liverpool sa bene quanto calore, quanta passione, quanto coraggio può trasmettere Anfield Road, stadio che non ha di certo nulla da imparare dal Wanda Metropolitano. L’obiettivo è la qualificazione ai quarti di finale e tra un paio di giorni il Liverpool proverà a farlo, a casa sua, con i suoi tifosi, con un piccolo aiuto dai suoi amici. 

“I get by with a little help from my friends 

get high with a little help from my friends 

I’m gonna try with a little help from my friends” 

Era la fine del Marzo 1967 e verso le due di pomeriggio John Lennon con sua moglie si presentarono a casa Mc Cartney a St John’s Wood. Si rintanarono nella stanza al piano superiore della casa di forma rettangolare e piena di strumenti, accessori per la registrazione e amplificatori. Paul aveva tra le mani un foglio con qualche verso di una canzone dal titolo Bad finger boogie” a causa di un fastidioso dolore al dito che gli impediva di suonare al meglio il pianoforte sul quale era seduto. John invece prese in mano la chitarra e cominciò a canticchiare qualche verso “Yes, I’m certain it happens all the time” chiedendo a Cynthia (moglie di John) consigli sulle rime migliori da utilizzare. Andarono avanti per tutto il pomeriggio, alternando momenti compositivi a momenti di puro svago e ilarità, cantando ad esempio a squarciagola Can’t buy me love e ricordando i vecchi tempi dei primi concerti in Germania. 

In realtà sul foglio di Paul c’era la bozza del brano “With a Little Help From My Friends”, appartenente all’album Sergeant Peppers e scritto appositamente per Ringo Starr. Lo sforzo di adattare su misura una canzone per Ringo prevedeva la ricerca della minima estensione vocale possibile e un testo che fosse fresco e divertente, proprio come Ringo. Era magico vederli all’opera, percepire il flusso incosciente della loro creatività, sapevano quando scartare una nota, o quando prendere spunto da una melodia interessante, si respirava il talento di due artisti che, aiutandosi l’un l’altro, si sono completati a vicenda. La canzone non era ancora finita, ma chiamarono Ringo, nonostante l’ora tarda per raggiungere insieme gli Abbey Road Studios 

Ringo ebbe da ridire su alcune parole del testo che vennero poi sostituite e mostrava evidente imbarazzo nel dover tenere così a lungo la nota finale. Le registrazioni durarono tutta la notte e durante le prove di Ringo come voce solista, a spalleggiarlo c’erano proprio John e Paul, che lo spronavano nel dare il meglio di sé soprattutto nella parte finale della canzone. Il risultato non fu il massimo, ma la canzone ebbe un notevole successo nel corso del tempo e Ringo sa che non ce l’avrebbe mai fatta senza un piccolo aiuto dai suoi amici. 

Simone Ferracci