Gary Neville è sempre stato un giocatore che tutti gli allenatori hanno sempre apprezzato: terzino destro ordinato, serio, quadrato, non un fuoriclasse ma un giocatore che ha avuto la bravura e l’intelligenza di cavalcare a pieno per tantissimi anni l’epopea splendida di sir Alex Ferguson, assimilandone i concetti e diventandone un punto cardine.
Da quando Gary Neville ha smesso con il calcio si divide tra la cabina di opinionista di calcio inglese dove la sincerità non gli ha mai fatto difetto ed un ruolo come assistente del ct Roy Hodgson.
In questi giorni però ha avuto modo di riempire le cronache dei giornali affermando che è un’assurdità che solo il 26% dei calciatori della Premier League sia inglese quando altri paesi come la Germania ha il 48%.
Questa è una vecchia tematica che ciclicamente torna a galla, soprattutto quando magari la nazionale dei 3 leoni non sta giocando come l’opinione pubblica vorrebbe o si aspetterebbe.
La sfida poi tra Inghilterra vs Germania è sempre molto sentita e non sarà mai un’amichevole e quindi perdere contro i rivali tedeschi brucia sempre e quindi lo sfogo di Neville è senza dubbio dovuto alla frustrazione.
Questo sfogo permette a chi scrive di fare alcune osservazioni nel pieno rispetto delle opinioni della leggenda dello United e grande amico di David Beckham.
La Premier League è a giudizio di una larga parte di appassionati di calcio il più bel campionato al mondo, sicuramente il campionato con il più alto livello di competizione e con il maggior numero di squadre che possono potenzialmente ambire a grandi risultati.
E’ un campionato livellato si, ma verso l’alto (la nostra serie A invece è livellata verso il basso, ahimè), anche grazie ai molteplici investimenti che i proprietari (americani, russi, arabi etc) si possono permettere di fare.
E’ un campionato con un marketing ed una struttura invidiabile e che vanta una penetrazione nei mercati mondiali assolutamente fantastica: chiunque ha la possibilità di fare un viaggio in Asia, ed in generale nel lontano Oriente, potrà notare come una grandissima percentuale dei bambini/ragazzini/ragazzi tra 1 14 ed 30 anni gira per strada con la maglia di una squadra inglese.
E tra queste maglie, proprio la maglia della ex squadra di Neville è senza ombra di dubbio la più conosciuta, amata ed indossata. Monaci buddhisti magari non sanno chi è il presidente USA ma ti sanno dire quanti goal ha fatto Rooney nell’anno in corso.
Da questa introduzione ne viene fuori come la Premier League sia un campionato globale, sia il campionato del mondo, quello più globalizzato e osservato e quello in cui milioni di bambini e ragazzi sognano di giocarci un giorno.
E questa sarà la tendenza: la globalizzazione è difficilmente arrestabile e volenti o nolenti, pervade l’economia, lo sport (che spesso è economia) ed ogni aspetto della vita.
Ragion per cui è difficile poter esser d’accordo con quel che dice mr. Neville: non c’è assurdità in quel 26%, non c’è assurdità se si vuole che la Premier League sia il miglior campionato al mondo, quello che raccoglie una larghissima parte dei migliori giocatori del pianeta.
Ora è il 26%, tra 20 anni potrebbe essere il 15%, sta ai ragazzi inglesi mantenere alto il loro livello di classe e talento.
In ogni caso queste percentuali contano poco: agli amanti del calcio interessano la forza ed il talento dei giocatori. Non importa da dove essi vengano, for the love of the game.
Edoardo Orlandi
@EdoardoO83
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