Stan Cullis, una vita per il Wolverhampton

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Se vi capita di passare dalle parti di Waterloo Road, a poche centinaia di metri dal centro della città di Wolverhampton, la tipica atmosfera fioca delle cittadine inglesi vi sembrerà improvvisamente tinta di arancione. Non c’è da preoccuparsi, è soltanto l’effetto Wolves: il Molineux Stadium è il cuore pulsante di tutta la squadra, la casa dei tifosi dal 1889 nonché uno degli stadi da sempre più all’avanguardia di tutta l’Inghilterra.

Photo by Getty Images

A catturare l’attenzione però è una delle quattro tribune dell’impianto, tutte dedicate a personaggi che nel corso della storia hanno legato indissolubilmente il proprio nome a quello del Wolverhampton. Il personaggio più curioso di tutti è senza dubbio Stan Cullis: davanti alla sua stand è stata eretta una statua in suo onore che lo raffigura con un lungo copriabito e un cappello nella mano destra, vestito di tutto punto come un grande manager.

Nella sua vita però Cullis non è mai stato un tipo convenzionale. La sua maturità calcistica avvenne negli anni della Seconda Guerra Mondiale, un periodo di forte tensione che gli impedì di vivere i migliori anni della sua carriera da giocatore. Ma sebbene i campionati maggiori in quel periodo furono sospesi, il calcio non si arrestò neanche dinanzi al conflitto: prima di entrare a far parte delle competizioni regionali minori, piccoli campionati sparsi lungo tutta l’Inghilterra che mantennero viva la passione per il football, ad appena 20 anni Cullis riuscì a diventare il capitano dei suoi Wolves nella stagione 1935/36, quella da cui ebbe inizio il periodo più vincente della storia del club.

Photo by Getty Images

Nonostante qualche piccola delusione, come il primo double horror della storia del calcio inglese (non c’è una traduzione letterale, l’espressione è utilizzata per indicare una squadra che nella stessa stagione la squadra arriva seconda in due competizioni importanti), il Wolverhampton crebbe in maniera impressionante, fino a diventare una delle squadre più in forma di tutto il panorama europeo.

Con la fine della guerra e la ripresa dei campionati nella stagione 1946/47, Cullis riuscì a giocare una sola stagione da titolare con la squadra, per poi annunciare il ritiro a causa di un brutto infortunio alla testa. Ma il suo nome non smise mai di essere accostato a quello dei Wolves: l’anno seguente, a soli 31 anni, diventò l’allenatore della sua squadra ed è qui che ha davvero inizio l’era più bella di tutta la sua storia. Fra il 1953 e il 1960 vinse tre campionati inglesi, due coppe d’Inghilterra e quattro Community Shield, praticamente tutti i trofei presenti nella bacheca del Wolverhampton.

La magia terminò proprio negli anni ’60 e nel settembre del 1964 Cullis venne esonerato quasi a sorpresa, a causa degli scarsi risultati ottenuti negli ultimi anni della sua carriera. La Juventus in quella circostanza provò invano a convincerlo ad accettare una nuova avventura in Italia, ma niente riuscì a convincerlo ad allontanarsi dalla sua Inghilterra.

E, a proposito di nazionale, l’episodio più curioso della sua carriera lo ha vissuto proprio con la maglia dei Tre Leoni in occasione di un incontro internazionale durante il periodo di guerra. Il 14 maggio 1938, in occasione di una partita a Berlino contro la Germania, Cullis fu l’unico dei suoi compagni a rifiutarsi categoricamente di fare il saluto nazista davanti ad Adolf Hitler, presente allo stadio quel giorno. Quel gesto rivoluzionario gli costò la maglia da titolare, ma negli anni è diventato uno dei simboli calcistici più forti di quegli anni bui.

Ed è anche per questo che ancora adesso Stan Cullis resta una delle personalità più amate dai tifosi del Wolverhampton, una piccola squadra in cerca del suo posto tra le grandi che grazie al suo coraggio come capitano e allenatore, è riuscita a scrivere le pagine più belle della sua storia.

Ada Cotugno