
Si è chiusa con la vittoria del Chelsea sul Liverpool la prima metà di questa Premier League, secondo alcuni la più bella dalla nascita di questa competizione, ossia dalla stagione 1992-93.
Ecco i voti alle venti squadre di Premier e l’analisi:
ARSENAL: 8,5
MAN CITY: 8
CHELSEA: 7,5
EVERTON: 8
LIVERPOOL: 7
MAN UTD: 6,5
TOTTENHAM: 6
NEWCASTLE: 7,5
SOUTHAMPTON: 7
HULL CITY: 6,5
SWANSEA: 6
STOKE: 6
ASTON VILLA: 5
NORWICH: 5,5
WEST BROM: 5,5
CARDIFF: 6
CRYSTAL PALACE: 6
FULHAM: 5
WEST HAM: 5
SUNDERLAND: 5
FINALMENTE GUNNERS – In testa c’è l’Arsenal. Non sappiamo dire se sia una cosa sorprendente o meno, avendo i Gunners concluso l’anno solare 2013 come miglior squadra in Inghilterra con 82 punti realizzati, 2 in più del Manchester City, complice una parte finale della scorsa stagione quasi perfetta.
L’arrivo di Ozil è stato importante dal punto di vista tecnico, ma forse ancor di più sotto il profilo mentale, poiché la nota più positiva per Wenger è la crescita notevole di mentalità e di rendimento di giocatori come Ramsey e Wilshere, considerati fino al giugno scorso come promesse non ancora sbocciate o come buoni giocatori fatti e finiti, incapaci però di compiere quello step necessario per poter tornare a sollevare un trofeo dopo la bellezza di quasi nove anni. Sarà durissima per l’Arsenal tornare ad alzare un trofeo quest’anno, ma perlomeno quest’anno si può dire che stia lottando per un obiettivo concreto e che, per la prima volta dopo tanto tempo, sono le altre a dover rincorrere e non il contrario.
FIATO SUL COLLO – Alle spalle dei Gunners incombono i colossi Manchester City e Chelsea. Due squadre così diverse per costruzione, ma così uguali per fame di vittoria e intensità di gioco. I Citizens hanno costruito la loro fortuna tra le mura dell’Etihad. Un vero e proprio rullo compressore che non ha lasciato nemmeno le briciole in dieci partite di campionato disputate in casa. Il rendimento in trasferta è una pecca che nel lungo periodo va assolutamente cancellata, ma con la rosa di fuoriclasse e giocatori decisivi che ha disposizione Pellegrini, non dovrebbe essere un grosso problema macinare gioco e soprattutto punti anche lontano da Manchester.
Una squadra che si permette addirittura il lusso di tenere in panchina Dzeko e di poter fare spallucce quando Jovetic (pagato 30 milioni di euro) gioca appena 87 minuti in campionato in quattro mesi abbondanti, va indubbiamente considerata la candidata principale per vincere il campionato.
VECCHIA VOLPE JOSE – Il ritorno di Jose Mourinho in quel di Stamford Bridge ha invece riportato il Chelsea a competere per il titolo come non aveva fatto negli ultimi due anni. La prima cosa che ha fatto lo Special One appena tornato a Londra è stata quella di riaffidare le chiavi dello spogliatoio a due pilastri come Terry e Lampard, finiti inspiegabilmente ai margini con le ultime gestioni tecniche.
Il risultato è quello che il Chelsea è lì a giocarsela nonostante Eto’o e Torres, coloro che dovrebbero avere nel sangue il killer instinct, abbiano segnato in due appena cinque reti sulle 35 di squadra dei Blues. Ci ha pensato il gioiellino Hazard a togliere le castagne dal fuoco in tante occasioni e abbiamo l’impressione che sia lui, insieme alle bandiere, il vero punto di forza di questo Chelsea.
LA VERA SORPRESA – Alzi la mano chi pensava che l’Everton avrebbe somatizzato in così poco tempo l’addio di David Moyes. The Chosen One andando al Manchester United sembrava poter fare le fortune dei Red Devils e lasciare un senso di vuoto in casa Toffees difficilmente colmabile nel breve periodo.
Poi finisce che ti ritrovi a leggere la classifica all’ultimo dell’anno e vedi che l’Everton è in zona Champions League, davanti ai rivali cittadini del Liverpool e davanti a colui che per 12 stagioni ha guidato i Blue di Goodison Park.
Il merito è tutto di Roberto Martinez. Senza se e senza ma. Con una rosa neanche lontanamente avvicinabile a quelle dei rivali, con ottimi giocatori ma pochi rincalzi, il tecnico spagnolo ha creato un meccanismo solido, efficace e che se vogliamo ha ampi margini di miglioramento.
Ha fatto di Barkley un giocatore tra i migliori della Premier, ha messo Lukaku nelle condizioni ideali di sfruttare la sua potenza ed esuberanza, ha consacrato definitivamente Coleman come il terzino migliore di questa prima parte di stagione. Ha portato l’Everton in alto ed è uno coi piedi per terra che pensa a lavorare, senza agitare troppo le acque e muovendosi nell’ombra. Chapeau.
LE INCOMPIUTE? – Le mettiamo tutte nello stesso calderone. In rigoroso ordine di classifica; Liverpool, Manchester United e Tottenham. Con la doverosa premessa che l’addio di Sir Alex Ferguson sarebbe stata una mazzata per tutte le squadre del globo. Queste tre squadre sono partite per un motivo o per un altro con grandi ambizioni, forse più grandi delle reali possibilità di cui dispongono.
PISTOLERO SENZA ARSENALE – I Reds hanno indiscutibilmente il giocatore più decisivo di questa Premier League; quel Luis Suarez che in 14 presenze ha segnato 19 reti, fornendo 9 assist ai compagni. Hanno giocatori di grande qualità in avanti come Coutinho e soprattutto Sturridge, trascinatore durante il periodo di assenza dell’uruguaiano, ma hanno fallito gli ultimi due appuntamenti contro City e Chelsea mettendo in mostra un cuore grande così, evidenziando però tutti i limiti di una squadra che dalla cintola in giù pecca di quella personalità e di individualità necessarie per potersi definire una contendente al titolo. Intanto, rispetto al passato, sono comunque state gettate buone basi da Rodgers, questo va detto.
DI SCOZZESE IN SCOZZESE – All’Old Trafford è tornata la fiducia dopo un avvio di stagione che ha avuto come effetto più evidente la moltiplicazione delle rughe sul volto di David Moyes. L’ombra di Ferguson è oggettivamente un fardello del quale è impossibile liberarsi, ma va fatto notare che nell’ultimo periodo una serie di vittorie consecutive ha riportato i Red Devils ad appena otto punti dalla vetta e con vista sul quarto posto, utile per la qualificazione alla Champions League, obiettivo minimo richiesto al tecnico scozzese.
Simbolo della squadra, neanche a dirlo, Wayne Rooney. Poteva andarsene in estate, forse voleva andarsene in estate, ma è rimasto a Manchester ed è il trascinatore di questa squadra che probabilmente nei suoi elementi pecca più di personalità che di qualità.
Fossero tutti come il buon “vecchio” Wayne…
THE SPECIAL TWO (ANCHE THREE) – Il Tottenham di Villas Boas era forse la squadra più intrigante di questa Premier. Mercato con acquisti faraonici; Lamela, Soldado, Paulinho, Eriksen, Chiriches. Cifra spesa? Uno sproposito. Ma tanta qualità in campo e in panchina.
Quella panchina da dove è stato cacciato Villas Boas, dopo uno 0-5 contro il Liverpool nel quale gli Spurs sono apparsi una squadra allo sbando più totale. Incaricato Sherwood abbiamo assistito a una piccola ripresa che tiene comunque il club di White Hart Lane a ridosso della zona Europa.
Le qualità non mancano, bisogna però saperle far fruttare. Del resto Villas Boas quasi due anni fa lasciò un Chelsea che sembrava derelitto e che soltanto tre mesi più tardi diventò campione d’Europa. A buon intenditor…
NOUVEAU CHATEAU – La parte sinistra della classifica può vantare due squadre che fanno divertire e che hanno stupito per l’organizzazione di gioco di questi primi quattro mesi. Il Newcastle di Alan Pardew è una macchina costruita perfettamente dal tecnico di Wimbledon. Verrebbe da dire una Renault visto che i francesi Remy, Cabaye, Gouffran e Debuchy sono le individualità che rendono questo collettivo ancora più forte, insieme al portierone olandese Krul che si sta conquistando la porta dei Tulipani per il prossimo Mondiale in Brasile. Soprattutto i primi due sembrano reggere le redini di questa squadra. Se Remy sostiene da solo il reparto offensivo, Cabaye è il direttore d’orchestra che tutti vorrebbero e che sarà difficile tenere a St. James’ Park ancora per molto.
Insieme all’Everton sono i Magpies la vera sorpresa di questa stagione. E conoscendo Alan Pardew c’è da scommettere che la Toon Army avrà da divertirsi anche nella seconda parte di stagione.
BELLA REALTA’ – Leggermente più sotto in classifica c’è il Southampton di Mauricio Pochettino. Fino alla sosta per le nazionali di metà novembre i Saints erano in piena zona titolo, avevano nettamente la miglior difesa e regalavano giocatori alla nazionale inglese come se piovesse.
Poi è arrivato il calo, tutto sommato prevedibile, ma sempre tenendo alta la testa e con l’alibi più che valida di qualche infortunio di troppo che ne ha ostacolato la continuità di rendimento. Giocatori come Lallana, Luke Shaw e Jay Rodriguez sono tra le più gradite conferme di questa Premier League e sono seri candidati per una chiamata di Hodgson per il Brasile.
Ancora una volta è giusto dare i meriti all’allenatore. Pochettino è giovane, ma sa come gestire un gruppo di questo livello e non a caso più di qualche voce si è sparsa che lo vorrebbe su panchine più “nobili” del Southampton. Ma l’impressione è che nel sud dell’Inghilterra se lo terranno stretto per un bel pezzo.
MUCCHIO SALVEZZA – La classifica è divisa in due tronconi. Dall’Hull City (10°) fino al Sunderland (20°) è vietato perdersi per strada, perché la lotta per la salvezza è dura e sarà aspra fino all’ultima giornata. Non ne faremo un discorso di punti perchè i nove che separano le due squadre sono ampiamente colmabili di qui al termine della stagione, quindi vanno fatte considerazioni aldilà dei punti in classifica, che comunque hanno oggettivamente la loro rilevanza.
ECCEZIONE – Ci sentiremmo di escludere lo Swansea dalla lista delle squadre “a rischio”, poichè i gallesi hanno disputato una prima parte di stagione in cui l’Europa League è stato un impegno più che onorato e che ha tolto parecchie energie alla squadra di Laudrup. L’obiettivo degli Swans è ben figurare in Europa e le qualità per non finire in fondo alla classifica ci sono tutte, ragion per cui la lotta per la permanenza in Premier non dovrebbe riguardarli.
CAMBIO DELLA GUARDIA – Ci sono squadre come Sunderland, Norwich e Crystal Palace che dopo un avvio davvero disastroso di stagione hanno ritrovato la retta via e stanno risalendo la china prepotentemente. Black Cats e Eagles hanno dovuto cambiare la guida tecnica affidando le squadre a Poyet e Pulis e in entrambi i casi gli avvicendamenti in panchina hanno portato benefici dal punto di vista del gioco e dei risultati, mentre i Canaries di Hughton si sono ritrovati cammin facendo e stanno provando a far emergere un tasso tecnico superiore rispetto a gran parte delle concorrenti.
INCUBI “REALI” – Ci sono le londinesi West Ham e Fulham che appena sembra che abbiano trovato un minimo di quadratura del cerchio, piombano nuovamente nel baratro con prestazioni sconcertanti. Sarà il mercato di gennaio a determinare gran parte del destino di questi due team. Gli Hammers hanno bisogno di un catalizzatore in avanti. Potrebbero averlo già in casa, ma Andy Carroll è ancora un’incognita; certo, qualora dovesse tornare a rendere e giocare come sa, darebbe una spinta non indifferente alla squadra di Allardyce. I Cottagers hanno già cambiato tecnico, sostituendo Jol con Meulensteen, ma la continuità sembra la vera pecca di questa squadra. Le ultime due partite sono la sintesi perfetta di quest’inizio di stagione. Vittoria in rimonta sul campo del Norwich e sconfitta dal risultato tennistico ad Hull. E’ il caso di essere più costanti e regalare meno partite al Craven Cottage, altrimenti sarà dura.
MENO A RISCHIO – Ci sono quei team che si fatica ancora a decifrare bene. Aston Villa e West Bromwich non dovrebbero avere alcun problema a salvarsi sulla carta, ma negli ultimi due mesi i risultati sono stati pessimi e sono state risucchiate nella zona pericolosa della classifica. Hull City e Stoke stanno andando bene, probabilmente sopra le aspettative. Se le vecchie glorie Man Utd, Steve Bruce e Mark Hughes, manterranno questo tipo di rendimento, porteranno in salvo le loro squadre senza grossi patemi.
TAN.. TI RIMPIANTI? – E poi c’è il Cardiff. Per chi scrive, la più seria candidata alla retrocessione in questa stagione. L’assurdo allontanamento di Mackay mette ancora più nei guai una squadra che insieme al Crystal Palace è la meno attrezzata tecnicamente di questo campionato e che proprio come i londinesi aveva nel tecnico la più reale ancora di salvezza.
Evidentemente non l’ha pensata così il Patron Vincent Tan, che allontanando il tecnico che dopo più di cinquant’anni ha portato i gallesi nella massima competizione inglese, ha probabilmente posto la prima pietra per un risultato che non sarà positivo a fine stagione. Saremmo felici per i tifosi Bluebirds (a proposito, continuiamo a chiamarli Bluebirds anche se lo stesso vulcanico Tan ha cambiato i colori sociali per un valido motivo come la scaramanzia (!?) ) qualora dovessero ottenere la salvezza, ma nel frattempo preferiamo solidarizzare con loro ed evidenziare la follia nel cacciare la guida della squadra.
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