L’eredità di Peter Crouch

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photo by Getty Images

Più che di un calciatore, in questo articolo parleremo di un atleta con un fisico strappato al basket, che ha fatto parlare di sé in più di un’occasione. Si tratta di Peter Crouch, classe ’81, attaccante anomalo alto più di due metri con un passato glorioso che lo ha visto protagonista con la maglia dei Three Lions e quella di squadre gloriose quali il Liverpool, il Portsmouth e il Tottenham. La sua è una storia pazzesca, da raccontare a tutti coloro che hanno fatto della loro passione un’aspirazione di vita, il suo percorso è da insegnamento a tutti quei ragazzi che non dovrebbero mai rinunciare al proprio sogno e non arrendersi di fronte alle difficoltà, quelle stesse difficoltà infatti potrebbero forgiarne il carattere e dare la forza di continuare imperterriti per raggiungere il proprio obbiettivo.

Fin dagli inizi della sua carriera, Peter Crouch venne bersagliato da critiche e insulti dettati dal suo aspetto fisico particolare, non adatto ai canoni estetici del calciatore per eccellenza; statura paranormale, gambe scheletriche e movimenti alquanto goffi che gli fecero guadagnare il nomignolo di ‘Elephant Man’. Ha impersonificato il ruolo del “brutto anatroccolo” che non passa alla cronaca per la sua bellezza, la sua potenza o le sue campagne pubblicitarie ma come colui che ha dimostrato di arrivare alla meta pur seguendo una strada diversa, colui che non si è mai perso d’animo e ha conquistato tutti a suon di goal, stacchi di testa e rovesciate. Il suo cammino iniziò nelle giovanili degli Spurs dalle quali venne scartato cinque anni più tardi e nell’estate del 2000 raggiunse il punto più basso della sua carriera trasferendosi all’ IFK Hassleholm, squadra svedese della terza serie nazionale. La stagione successiva cambiò quartiere londinese e passò a titolo definitivo al Queens Park Rangers dove iniziò a farsi conoscere per poi esplodere un anno più tardi al Portsmouth, dove segnò 18 reti in 37 presenze. Nel 2002 esordì in Premier League con la casacca dell’Aston Villa, un prestito al Norwich e di nuovo a Birmingham dove non convinse. La svolta arrivò nel 2004 quando il Southampton gli diede una possibilità che seppe sfruttare al volo, tanto da guadagnarsi un trasferimento da sogno al Liverpool; nel 2005 Peter ebbe la possibilità di giocare un mondiale per club conquistato dai suoi compagni la stagione precedente e ottenne il premio di capocannoniere, nonostante si dovette accontentare di un secondo posto. Questo fu il suo periodo di splendore, nel quale vinse una coppa d’Inghilterra e una Community Shield, unici due trofei della sua bacheca. Grazie alle sue realizzazioni, il numero 15 si guadagnò il rispetto di Anfield, un’accoglienza che trovò anche al suo ritorno a White Hart Lane nel 2009 e in quel di Stoke-On-Trent dove vi giocò la bellezza di otto stagioni mettendo a segno 46 reti in 225 apparenze.

La sua carriera termina in territorio inglese col Burnley nel 2019 ma ancora oggi si narrano vicende legate agli anni da professionista vissuti dallo “spilungone di Macclesfield”. Peter Crouch ama raccontarsi e lo fa con una vena autoironica tanto da guadagnarsi la simpatia dei media che hanno dato vita ad un programma tutto per lui, “il Peter Crouch Podcast” su BBC Radio, a questo si aggiunse anche l’uscita del suo libro “How to be a Footballer”, uno dei più venduti nel Regno Unito. Tra i tanti aneddoti, i più divertenti sono senz’altro due: il primo risale ai tempi del suo arrivo ai Reds, quando tentò di approcciarsi alla moglie spagnola di Xabi Alonso che lavorava alla reception dell’Hope Street Hotel per migliorare il suo inglese. Il giovane attaccante raccontò in allenamento a tutta la squadra dell’accaduto su suggerimento di Jamie Carragher che conosceva l’identità della ragazza, che secondo Crouch era intenta a fissarlo e a sorridergli. Fortunatamente il centrocampista basco reagì in maniera scherzosa e stette al gioco. Il secondo coinvolse ancora una volta l’iberico e Dirk Kuyt, l’aneddoto risale a pochi giorni prima della finale di Atene contro il Milan del 2007 per la quale il Liverpool si stava preparando al meglio in Portogallo.

In un momento di svago i giocatori scelsero di correre una gara di kart dalla quale Xabi Alonso e l’olandese Dirk Kuyt si astenerono; Crouch non perse l’occasione di combinarne una delle sue: si accorse di avere dei problemi ai freni e trovandosi di fronte a lui i suoi due compagni, decise di sterzare verso Kuyt che ritenne meno prezioso per la squadra rispetto allo spagnolo. L’olandese lo schivò mentre il kart dell’attaccante inglese andò a sbattere contro il muro e prese fuoco. Queste vicende oggi fanno sorridere, così come la sua celebre frase “Se non avessi fatto il calciatore? Sarei ancora vergine” o quando rivelò di aver superato il suo periodo negativo nella prima stagione al Liverpool andando ripetutamente a bere al pub con il padre. Un’altra particolarità è la sua passione per il calcio italiano e la sua collezione di maglie blucerchiate, una Sampdoria che segue da quando aveva 11 anni, quando venne ‘rapito’ dalle giocate di Vialli e dalla finale di Champions League disputata contro il Barcellona nel 1992. Peter Crouch ha dato una svolta alla sua vita ed è diventato leggenda: ha una splendida famiglia, una moglie che di professione fa la modella e quattro figli.

Luca Marcat